Siepe Carsica

Raramente di origine naturale, più spesso create dall’uomo allo scopo di delimitare coltivi o pascoli e talvolta utilizzate per la produzione di frutti selvatici (nocciole, more), anche in rapporto alle attività di uccellagione, le siepi sono elemento inconfondibile del paesaggio rurale tradizionale. 

Le siepi possono differire anche sensibilmente nella composizione floristica, tuttavia la loro struttura fondamentale è sempre costituita da arbusti e alberi di medie dimensioni in genere sottoposti a periodiche potature.

Le siepi del Carso triestino sono riconducibili a tre tipi principali:

  • siepi pioniere a ciliegio canino (Frangulo rupestris – Prunetum mahaleb)
  • siepi a ligustro e rovi (Rubo ulmifolii – Ligustretum vulgare);
  • corileti a bucaneve (raggruppamento a Corylus avellana e Galanthus nivalis).

Le prime, termofile, sono caratterizzate da specie arbustive pioniere tipiche delle "grize" carsiche, quali ciliegio canino (Prunus mahaleb), frangola triestina (Frangula rupestris), ginepro comune (Juniperus communis), rovo comune (Rubus ulmifolius), scotano (Cotinus coggygria), asparago pungente (Asparagus acutifolius), associate a elementi tipici della boscaglia carsica come orniello (Fraxinus ornus), roverella (Quercus pubescens), carpino nero (Ostrya carpinifolia), acero trilobo (Acer monspessulanum).

Le siepi a ligustro e rovi appaiono come un fitto intrico di arbusti termofili, fra cui spiccano ligustro (Ligustrum vulgare), sanguinella (Cornus sanguinea), acero campestre (Acer campestre), rovo comune (Rubus ulmifolius), cui si accompagnano specie lianose come l'edera (Hedera helix) e la vitalba (Clematis vitalba). Localmente sono note con il nome di “graie”.

I corileti a bucaneve, tipici di ambienti freschi, si pensa abbiano avuto origine per la massima parte dal taglio del bosco di dolina, del quale formavano il margine. Si presentano perciò come un denso cespuglieto dominato dal nocciolo (Corylus avellana), accompagnato da acero campestre (Acer campestre), corniolo (Cornus mas), sanguinella (Cornus sanguinea), orniello (Fraxinus ornus), edera (Hedera helix), prugnolo (Prunus spinosa), sambuco (Sambucus nigra); fra le erbe ricordiamo il bucaneve (Galanthus nivalis), l'elleboro (Helleborus multifidus subsp. istriacus), la primula comune (Primula vulgaris), la cicerchia nera (Lathyrus niger), il baccaro comune (Asarum europaeum), la salvia vischiosa (Salvia glutinosa).

Nelle pianure, i territori più fortemente alterati e compromessi dalle attività umane, le siepi, laddove non siano state cancellate da un esasperato sfruttamento agricolo, assolvono all’insostituibile ruolo di oasi di rifugio per numerosissime specie vegetali e animali, per cui hanno il ruolo di autentici “serbatoi biologici”.