Corpi Idrici
Una delle particolarità dell’ambiente carsico è la quasi totale assenza di acque superficiali.
Questa condizione è dovuta principalmente alla permeabilità del substrato roccioso riccamente fessurato. L’acqua quindi, scorre preferenzialmente lungo percorsi sotterranei, lasciando la superficie priva di ambienti acquatici.
Le principali eccezioni sono costituite dai Laghi di Pietrarossa e di Doberdò, nel Carso isontino, e dal torrente Rosandra in provincia di Trieste. Gli stagni, piccole depressioni del terreno in cui la raccolta di acqua piovana veniva agevolata con l’apporto di materiale argilloso, erano utilizzati per l’abbeveraggio e per l’approvvigionamento idrico delle popolazioni.
È difficile definire una zonizzazione della vegetazione che interessa questi corpi d’acqua, poiché varia notevolmente in base alla struttura, profondità ed esposizione dello stagno. Essi sono importanti stazioni di sosta (stepping stones) che collegano fra loro le zone umide, consentendo alle specie igrofile gli spostamenti fungendo quindi da corridoi ecologici (Nimis et al., 2006).
A Carsiana sono presenti due stagni, uno più grande dalla forma più naturale e un invaso in cemento più piccolo e ombreggiato.
Nello stagno grande adiacente il prato da sfalcio è possibile ammirare specie igrofile caratteristiche di questi ambienti come l’acoro falso (Limniris pseudacorus), ed il senecio (Jacobaea paludosa subsp. paludosa) che occupano la fascia soggetta ad emersione ed immersione. Le sponde invece ospitano i giunchi (Juncus inflexus e Juncus articulatus). Nella zona centrale si possono ammirare le specie a foglie natanti come la ninfea (Nymphaea alba) ed il nannufero (Nuphar lutea).
L’invaso più ombreggiato ha invece sponde ripide e non può ospitare vegetazione ripariale, ma da qualche anno presenta dei fitti cespugli di violetta d’acqua (Hottonia palustris) inframmezzata dal nannuffero (Nuphar lutea).
Tutte queste raccolte d’acqua, seppur di dimensioni contenute, sono fondamentali anche per la fauna selvatica che non solo vi si reca per l’abbeverata ma che le utilizza in alcuni casi per la riproduzione: negli stagni di Carsiana è infatti possibile osservare ben quattro specie di anfibi, a dimostrazione dell’elevata biodiversità che li caratterizza. Il rospo comune (Bufo bufo spinosus) e la rana agile (Rana dalmatina) si recano alle raccolte d’acqua tra febbraio e marzo solo per deporvi le uova: lunghi cordoni scuri nel caso del rospo e agglomerati sferici che presto andranno a sfaldarsi nel caso delle rane. Gli adulti si allontanano subito, ma le loro larve saranno visibili in acqua per i successivi mesi, per poi compiere la metamorfosi e disperdersi nelle zone verdi circostanti, pronti a tornare all’acqua a deporre una volta sviluppati in adulti.
I tritoni, da noi il punteggiato (Lissotriton vulgaris meridionalis) e il crestato (Triturus carnifex), sono invece visibili negli invasi durante tutto il periodo primaverile ed estivo, a volte compiendo anche il letargo in acqua. Li si può notare compiere complesse danze nuziali dove il maschio, usando la coda come ventaglio, manda verso la femmina i suoi feromoni cercando così di convincerla all’accoppiamento.
Questi ambienti idrici, rari quanto preziosi, sono anche meta di molte specie di insetti acquatici che qui compiono parte del loro sviluppo: libellule e damigelle dai nomi evocativi, coleotteri acquatici, efemerotteri e molte altre specie che nuotano, strisciano o scivolano sul pelo dell’acqua.
Persino le pozze più piccole, formatesi naturalmente sulle pietre calcaree per il lento effetto dell’azione della pioggia, possono essere fonte di stupore, quando soffermandoci ci accorgiamo del movimento del plancton, ben visibile anche ad occhio nudo. Gli ostracodi con le due valve ben distinte, i copepodi dalle lunghe antenne e le dafnie dal colore rossastro e il caratteristico movimento saltellante sono alcune delle specie più facili da osservare, ma ogni piccola raccolta d’acqua è un mistero da svelare.